Stralcio dell’intervista pubblicata sul numero di novembre 2013 della rivista Duemila (p.11/13)
Demetrio ci sono novità da raccontare che la riguardano?
Nell’ultimo anno, in occasione della mia partecipazione alla 6a Biennale d’Arte di Ferrara presso il Castello Estense e dell’8a giornata del contemporaneo presso il Circolo Iterarte nel centro storico di Bologna, ho avuto modo di presentare alcune mie inedite sculture in forassite. Con questa nuova serie, denominata Nature Vive, ho inteso focalizzare l’attenzione sull’energia e la vita presente ovunque, anche in ciò che apparentemente può risultarne privo. Nature Vive infatti, non sono altro che un riflesso delle Nature Morte… un riflesso che mette in luce ciò che solo l’occhio che sa ascoltare il silenzio può vedere.
Di recente inoltre, ho iniziato una collaborazione con alcune gallerie di Firenze, che mi ha dato modo di far conoscere al pubblico anche le Vox Naturae, sculture a tutto tondo realizzate in fil di ferro e pietre. Attraverso quest’ultime, vorrei far emergere non solo il concetto di non dualità della nostra esistenza ma anche, grazie ad un gioco di contrasti, eliminare alcune certezze illusorie che spesso ci oscurano la vista impedendoci di seguire un percorso più illuminato.
Ci può parlare dei tempi di realizzazione di sue opere?
I tempi dipendono molto da ciò che intendo comunicare. Di solito, se desidero concentrarmi sull’energia, mi lancio d’impeto lavorando quasi senza sosta per circa 2-3 giorni, così che ne nasca un opera il più spontanea e dinamica possibile. Se invece intendo lavorare sull’equilibrio ed i contrasti, allora eseguo uno studio preliminare che mi permetta di ottenere gli effetti desiderati. Per questo tipo di opere sono necessarie anche alcune settimane di lavoro durante le quali realizzo diversi modellini per verificarne la fattibilità pratica. E’ il caso, per esempio, della serie Vox Naturae nelle quali alcune pietre vengono tenute in sospensione attraverso opportuni equilibri con del fil di ferro lavorato amano. Ma i lavori che in assoluto mi impegnano maggiormente, in termini di tempo, sono le grafiche (vedi la seire Mondi Sinuosi). A queste infatti mi dedico poco per volta, giorno dopo giorno nell’arco di svariati mesi. Sono frutto del mio subconscio che cerco di liberare attraverso una sorta di meditazione dinamica che eseguo durante la fase di realizzazione. Ogni giorno dedico un po’ del mio tempo a questo tipo di attività, aggiungendo ogni volta un nuovo particolare a quell’essere inizialmente informe che col passare dei giorni inizia a prendere corpo e significato. Quando penso di averne colto il senso, mi fermo e passo alla fase di finalizzazione dell’opera per poterla poi condividere con tutti.
Ogni singola opera racchiude un messaggio particolare?
Direi proprio di si… per me fare arte è sinonimo di comunicare. Uso la musica, la grafica, la scultura per comunicare tutto ciò che non riesco ad esprimere solo a parole. Cerco così di racchiudere in poche note, righe, segni o materiali semplici, ciò che sono le mie emozioni, i pensieri, le scoperte o semplicemente ciò che io sono al netto del mia parte più superficiale.
I miei lavori possono essere visti sempre sotto un duplice aspetto, quello puramente figurativo (spesso si intravedono forme umane in quanto figure centrali della mia comunicazione) e quello più intrinseco in cui di norma cerco di esprimere un potenziale latente che attraverso un azione sprigiona energia e quindi crea un risultato, una crescita, un traguardo. In tutto ciò cerco di usare materiali poveri o di riciclo e così facendo offro loro una seconda opportunità di vita. Tele e colori, da protagonisti indiscussi dell’arte figurativa, nelle mie opere divengono semplici supporti, mentre fili di ferro, tubi e pietre, da semplici materiali edili si trasformano in veri protagonisti. Con questo intendo puntualizzare anche il concetto per cui tutto è relativo e tutto è neutro, le cose non nascono belle o brutte, buone o cattive, forti o deboli, siamo solo noi ad attribuirne il valore attraverso il nostro modo di interagire con esse, attraverso il nostro punto di vista, la nostra sensibilità. Ma tutto ciò non è statico, tutto può cambiare e quindi tutto semplicemente è.
Ha iniziato a utilizzare anche tecniche nuove?
Su espressa richiesta di diversi galleristi e colezionisti, nell’ultimo anno ho iniziato a lavorare maggiormente su sculture a tutto tondo (rispetto alle mie più tradizionali sculture murali) integrando materiali e tecniche nuove. Per esempio, come già descritto più sopra, nella serie Nature Vive ho abbinato l’utilizzo della forassite al fil di ferro mentre nella serie Vox Naturae ho iniziato ad usare anche la pietra.
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I colori invece che ruolo hanno nella rappresentazione di una sua creazione?
Nessun ruolo specifico se non quello puramente estetico. Quando sogno o creo qualcosa penso sempre in bianco e nero, anche perché ritengo che i non-colori siano l’essenza e quindi la parte più importante e profonda delle nostra esistenza. Per opposto i colori sono solo distrazione, superficialità, pura pubblicità. Perciò, quando faccio uso dei colori, si tratta di una scelta puramente casuale, in quanto ciò che conta per me non è il colore in se ma piuttosto il rapporto che esso ha con il suo opposto, gli spazi e le luci che lo circondano. Per me insomma ciò che conta è l’essenza delle cose, quindi la loro purezza, il loro cuore, la loro energia… tutto il resto è relativo.
Di solito esegue molti progetti di creazioni che intende elaborare?
Quando ho un idea per una nuova creazione, eseguo un bozzetto a matita con eventuali indicazioni sui materiali da usare. In una fase successiva inizio ad impostare il progetto vero e proprio dell’opera realizzando anche un modellino dimostrativo che mi consentirà di verificarne la fattibilità tecnica. La maggior difficoltà che incontro nel realizzare le mie idee, stà proprio nel fatto che spesso sono troppo fantasiose e quindi quasi impossibili da concretizzare, con la conseguenza che sono decine i progetti rimasti ancora nel cassetto.
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La critica o le persone che visitano le sue mostre… che impressioni o parere le danno?
Innanzi tutto, a chi fosse interessato a visitare una mia mostra, consiglio di osservare sempre le opere sotto diverse angolazioni e distanze, in quanto solo così si può arrivare a coglierne a pieno il senso (in foto purtroppo le sculture in fil di ferro si appiattiscono perdendo gran parte dell’effetto emozionale desiderato). Sono comunque piacevolmente colpito dal fatto che la maggior parte dei visitatori con cui ho avuto modo di fare due chiacchiere, si sono impegnati a dare un’interpretazione concettuale dell’opera, cercando per l’appunto di coglierne il messaggio più o meno celato che è poi lo scopo ultimo dei miei lavori. Ho notato comunque che chi mi segue già da tempo, ha imparato a leggere il mio linguaggio e quindi a riconoscerne immediatamente il significato. Le mie opere sono particolarmente apprezzate da giovani, studenti e critici d’arte che mi definiscono un’artista figurativo e astratto, concettuale e formale allo stesso tempo. Il gioco dei contrasti, degli opposti, delle illusioni, la sinuosità ed eleganza delle forme e la dinamicità dei soggetti sono le caratteristiche più apprezzate dalla critica per le quali spesso sono stato accostato alla ricerca dadaista, a Marcel Duchamp e all’Art Nouveu.
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L’intervista completa è disponibile sul n.11/2013 della rivista Duemila (mensile di informazione culturale del nordest) – Matteo Editore